Smartworking e welfare, due strumenti legati a doppio filo per il benessere organizzativo

Intervista a Daniele La Rocca, Consulente del Lavoro e CEO Inaz Pro, e Pietro Spreafico, Cofounder e Sales Director TimeswApp

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Da diversi anni, e in particolare nell’ultimo biennio segnato prima dalla pandemia e poi dal materializzarsi di una nuova crisi economica (tra inflazione e rincari dell’energia), smartworking e welfare aziendale sono diventate tematiche centrali nel dibattito sulle trasformazioni del lavoro e delle imprese.
Questi due istituti sono infatti visti, sempre di più, come strumenti per migliorare la qualità della vita del dipendente, aiutandolo a realizzare una conciliazione dimensione lavorativa e personale e consentendogli di recuperare (in primis nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro) un po’ del potere d’acquisto che viene eroso dal caro-trasporti e dal caro-carburanti. D’altra parte però si evidenziano anche delle criticità, come l’aumento della spesa per l’energia che finisce per pesare su chi lavora da casa, così come i ben noti rischi legati all’essere “connessi” in maniera permanente al lavoro, che invade così gli spazi della vita privata.
Lavoro agile e welfare, se utilizzati in modo strutturato, sono entrambi alleati delle imprese e dei lavoratori nel costruire modelli organizzativi più soddisfacenti ed efficaci.
Ne abbiamo parlato con Daniele La Rocca e Pietro Spreafico, relatori alla giornata di studio che Inaz ha tenuto a Bologna lo scorso 19 ottobre.

Alla luce dei recenti scenari economici abbiamo avuto significativi impatti sociali su inflazione e tassi di rifinanziamento. L’attuale normativa sullo smartworking come può aiutare imprese e dipendenti?  Che novità ci potrebbero essere per il futuro?

Daniele La Rocca – Quando il Legislatore, in tempi non sospetti, ha introdotto le norme sullo smartworking, non poteva immaginare che questo strumento sarebbe diventato una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro così diffusa e in così breve tempo, per via del lockdown che ha svolto una funzione di catalizzatore in questo senso. Adesso gli scenari che abbiamo per il futuro immediato – con una nuova crisi, quella energetica, alle porte – potrebbero sorprenderci ulteriormente. Certamente lo smartworking in questo momento è visto anche come un’opportunità sia per ridurre i costi che i dipendenti sostengono nel raggiungimento del posto di lavoro, sia per diminuire le spese legate alla presenza dei dipendenti in azienda.
Mentre il futuro a breve termine rimane difficile da prevedere, se portiamo lo sguardo oltre questa nuova crisi è innegabile, se ci focalizziamo ovviamente sul settore terziario, che lo smartworking abbia ormai assunto un ruolo da protagonista.

Dopo il regime emergenziale, le richieste dei dipendenti sono sempre più dirette a formule ibride e moltissime imprese devono ancora integrare i contratti di smartworking. Quali sono gli strumenti a disposizione delle imprese per agevolare questo processo?

Daniele La Rocca – Sotto il punto di vista operativo, le aziende possono ancora cogliere la possibilità di attivare lo smartworking fruendo nella comunicazione semplificata fino al 31 dicembre 2022. Da gennaio 2023, salvo ulteriori proroghe, le aziende dovranno provvedere alla sottoscrizione degli accordi individuali, ma potranno usufruire del nuovo sistema di comunicazione massiva, che semplifica di molto la comunicazione obbligatoria.

Il recente rapporto di Assolombarda ha evidenziato interessanti trend in ambito welfare. Quali sono i più significativi? E quali sviluppi futuri vantaggiosi per aziende e i dipendenti si intravedono di conseguenza?

Pietro Spreafico – Dall’analisi degli ultimi tre anni (2019, 2020, 2021), la fotografia che emerge sui consumi welfare è cosi strutturata. Si confermano i consumi su area fringe benefit, area ricreativa (prevalentemente viaggi) e area istruzione. A seguire l’area mobilità (trasporto pubblico locale e regionale). Si evidenziano scostamenti dal 2019 al 2020 nell’area culturale ricreativa e della mobilità per ovvie ragioni legate alla pandemia: trasporto e viaggi nel 2021 sono infatti tornati a riscuotere interesse. In questa stessa logica si pone anche l’innalzamento della spesa in area sanitaria (che sostanzialmente raddoppia nel 2021), probabilmente per recuperare tutte quelle prestazioni mediche che nel 2020 non erano state fatte.
Quest’anno Decreto Energia e Decreto Aiuti stanno dando importanti spinte all’area carburanti (intesa anche come mobilità elettrica) e all’area fringe benefit, con l’importante innalzamento a 600 euro del limite del fringe, il bonus carburante detassato di 200 euro e l’inserimento dei rimborsi per bollette utenze domestiche (acqua, luce, gas).

Daniele La Rocca – Sicuramente la diffusione del welfare aziendale, che in questi anni è sempre cresciuta, sta ricevendo un’ulteriore spinta ulteriore in questa fase inflazionistica. Il dato ISTAT di settembre 2022, con un indice di inflazione all’8,9%, dimostra quello che i dipendenti avvertono in termini di perdita del potere di acquisto dei propri salari. Il governo con il Decreto Aiuti Ter punta decisamente sul welfare aziendale, incentivando le aziende a riconoscere forme di benefit, anche sottoforma di rimborso di bollette energetiche, fino a 600 euro in esenzione sia fiscale che contributiva. È un’occasione importante per le aziende per poter sostenere i propri dipendenti, senza l’aggravio del costo aggiuntivo della contribuzione.

I lavoratori esprimono costantemente una necessità di flessibilità nell’orario di lavoro e lo smartworking è una delle risposte a questa necessità. Il welfare, così come lo smartworking, è parte della vita lavorativa di un lavoratore. Le misure di smartworking come si conciliano con il welfare aziendale?

Pietro Spreafico – Smartworking e welfare sono due aspetti strettamente correlati e utilizzare queste leve in modo accorto e consapevole è importante per raggiungere gli obiettivi sia delle aziende, sia dei lavoratori. Facciamo un esempio: se lavoro da casa il costo della bolletta elettrica, del riscaldamento, del consumo di internet aumenta. In una famiglia con due lavoratori da remoto il costo dei consumi si alza del 30% circa. Questo aspetto, che rappresenta un minor costo per l’azienda, oggi viene scaricato sulla famiglia. La misura dell’introduzione del rimborso delle utenze domestiche si pone in linea con questa evidenza, come componente retributiva alla famiglia. In questo senso, perché non renderla permanente visto che scade il 31 dicembre 2022?
Altro punto secondo noi importantissimo: secondo uno studio, le esigenze in termini di mobilità sono tra le più sentite dai lavoratori. In questo senso lo smartworking ha dato qualche elemento di novità perché la flessibilità di scegliere in quali giorni lavorare da casa e lavorare dall’ufficio consente una significativa riconciliazione tra vita privata e vita lavorativa (poter portare a scuola i figli senza fare ore di traffico, poter fare sport, poter coltivare interessi culturali sono tutti elementi che non sottraggono tempo al lavoro, lo sottraggono al tempo utilizzato per il trasporto casa ufficio, che è un tempo improduttivo e anzi vissuto con grande stress). Ovviamente questo succede per i lavoratori che possono esercitare la loro prestazione da remoto. Ma per gli altri? La normativa ha fatto obbligo per le aziende o unità produttive locali di medie dimensioni (sopra 100 dipendenti) di predisporre i Piani di Spostamento Casa-Lavoro in modo da offrire alle persone delle soluzioni di mobilità utili a diminuire le emissioni di CO2. Perché non utilizzare questo strumento per migliorare anche la qualità del welfare per i dipendenti impostando delle politiche di rewarding?
In generale gli impatti dello smartworking sulla conciliazione tra vita lavorativa e familiare sono evidenti. Diminuire i costi di spostamento fa aumentare il quality time delle persone e di conseguenza anche la produttività sul lavoro. E questa misura inoltre consente di diminuire gli impatti di emissioni di CO2 e NO2 sull’ambiente, portando benefici per tutta la comunità.

Ci sono anche delle possibili criticità da gestire?

Daniele La Rocca – Sicuramente il welfare aziendale e il lavoro agile hanno e possono avere un importante ruolo nel miglioramento delle condizioni di lavoro e del benessere del dipendente, stando attenti però ai rischi connessi al lavoro agile. Infatti, parlando di smartworking non bisogna dimenticare i rischi legati al lavoro continuo, per cui il tema del diritto/dovere alla disconnessione diventa centrale per la salute del dipendente e per le responsabilità del datore di lavoro.

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