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Bilancio di Sostenibilità 2023: una strada da fare insieme

Il primo report pubblicato da Inaz riflette l’impegno a integrare pienamente i temi sociali, ambientali e di governance nelle strategie dei prossimi anni ed è frutto di un impegno che ha coinvolto tutte le funzioni aziendali

Intervista a Ludovica Busnach

«La sostenibilità deve permeare ogni fibra della nostra organizzazione e ogni scelta aziendale deve tenere conto dell’impatto ambientale, sociale e di governance»: con questa dichiarazione Ludovica Busnach, direttrice ESG e Sostenibilità di Inaz, ha presentato pochi giorni fa il primo Bilancio di Sostenibilità dell’azienda, relativo all’anno 2023. La volontà di Inaz di portare innovazione nel mondo del lavoro, presente fin dal 1948, negli anni ha assunto una dimensione sempre più grande: oggi la società fondata da Valerio e Clara Gilli vuole fare la differenza anche in ambiti che solo apparentemente sono lontani dal business, ma che in realtà sono essenziali per realizzare una crescita in tutto e per tutto sostenibile.

A parlarcene è proprio lei, che ha coordinato il lavoro concretizzatosi con il report pubblicato a giugno 2024.

Quando e come è nata l’idea di realizzare il primo Bilancio di Sostenibilità di Inaz?

«Nasce dalla necessità di sistematizzare e formalizzare un percorso che Inaz ha intrapreso già da molto tempo, direi fin dal momento della sua fondazione. Il concetto di responsabilità sociale d’impresa fa parte del nostro DNA da sempre, perché la missione dei miei nonni era quella di migliorare il lavoro degli uffici del personale delle imprese italiane di allora e così, come diretta conseguenza, anche il benessere di lavoratrici e lavoratori. Questo impegno negli anni ha assunto tantissime forme diverse: dalle iniziative per condividere il nostro patrimonio di conoscenze e diffondere la cultura d’impresa (come le pubblicazioni della collana Piccola Biblioteca d’Impresa), alla nostra attività nelle associazioni di categoria e del terzo settore, all’attenzione alla formazione (con il sostegno a cattedre e corsi), fino alle azioni di solidarietà vere e proprie. Tutti progetti che a un certo punto abbiamo sentito il bisogno di “mettere in fila”, valorizzandoli e misurando l’impatto positivo che hanno sui nostri stakeholder.

Ma perché farlo proprio ora? L’idea di mettere un “punto fermo”, che in realtà è un punto di partenza, è nata in concomitanza con la presentazione del piano strategico quinquennale di Inaz, che è iniziato proprio quest’anno. Così abbiamo colto l’occasione per intrecciare ancora di più i nostri obiettivi di crescita economica con quelli legati agli obiettivi ESG, che sta per “environmental, social, governance”. E se la S di “social” indica l’ambito in cui storicamente siamo più coinvolti, anche gli indicatori relativi all’impatto ambientale e alla governance ora vengono e integrati pienamente nelle nostre strategie.

Ulteriore motivazione è la volontà di ispirare altre aziende a intraprendere questo percorso di conoscenza di se stesse, di misurazione del proprio impatto e di messa a fuoco dei propri obiettivi. Anche al di là degli obblighi di legge: noi infatti abbiamo deciso di realizzare il Bilancio di Sostenibilità in anticipo rispetto a quanto previsto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) europea, che per le aziende come Inaz (con oltre 40 milioni di fatturato annuo, 20 milioni di attivo, più di 250 dipendenti e non quotate in borsa) scatterà solo dal 2026. Riteniamo che, come Inaz, ci siano tante aziende italiane che già oggi fanno tante cose belle e importanti nell’ambito della CSR, e se questo “lato nascosto” dell’imprenditoria italiana comincia a emergere ci saranno ricadute positive per le imprese stesse e per la società nel suo complesso.

Come sono state coinvolte le varie aree di Inaz e le sue persone nella realizzazione del Bilancio di Sostenibilità?

«Una cosa che mi rende particolarmente orgogliosa è il fatto che questo sia stato un lavoro condiviso e partecipato, a tutti i livelli. C’è stato un coinvolgimento trasversale delle funzioni aziendali afferenti ai vari temi di materialità (HR, Ufficio Acquisti, l’area Sviluppo Software…) e sono tantissime le persone di Inaz che hanno dato un contributo diretto alla realizzazione del Bilancio. Non a caso, fra i nostri obiettivi c’era anche la costituzione di un Comitato ESG che raccoglie dipendenti con funzioni diverse in azienda: un team che, di anno in anno, si dedicherà al monitoraggio delle iniziative in atto e potrà portare anche proposte e idee. Questo organo nasce anche a valle dell’esperienza fatta quest’anno».

E come hanno accolto le persone di Inaz la pubblicazione di questo primo Bilancio di Sostenibilità?

«Il Bilancio di Sostenibilità è anche un formidabile strumento di comunicazione, che intendiamo da valorizzare in ottica di employer branding, sia verso l’interno sia verso l’esterno. Non solo, infatti, far percepire Inaz come soggetto responsabile e attento alle persone e all’ambiente è un elemento ingaggiante e motivante per chi è già dipendente; ma è anche un ottimo strumento per attrarre le persone che cerchiamo per far crescere la nostra organizzazione. In particolare per quanto riguarda le nuove generazioni, che sono molto attente ad aspetti “immateriali” ma direttamente legati al benessere sul lavoro e alla realizzazione delle proprie aspirazioni».

Quali sono, a suo parere, gli aspetti più interessanti che vengono presentati nel Bilancio di Sostenibilità 2023? E i temi più sfidanti per il futuro?

«Personalmente ho avuto modo di imparare tantissime cose sui parametri ambientali, in particolare quelli energetici, che conoscevo poco. Come dicevo, per sua natura Inaz negli anni si è sempre concentrata molto sulla “S” di ESG, ma la sostenibilità ambientale è un tema cruciale di cui tutti dobbiamo essere più consapevoli e per cui anche un’azienda come la nostra è chiamata a fare la differenza. Penso per esempio ai consumi energetici, soprattutto per quanto riguarda il nostro Datacenter; alla mobilità casa-lavoro; alla lotta agli sprechi e alla gestione corretta dei rifiuti; alla dematerializzazione dei processi riducendo l’uso della carta. Un ambito completamente diverso, ma sempre più centrale e sul quale sono impegnata da tanti anni, è quello della Diversity & Inclusion: è una priorità per le giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro e senza di essa non è possibile attivare quella “human energy” che porta alla crescita di un’organizzazione. Sulla D&I abbiamo fatto un grande lavoro di monitoraggio e confronto con la volontà di migliorare nel tempo, individuando anche degli step concreti da raggiungere: per il 2024, infatti, ci siamo già posti come obiettivo l’ottenimento della certificazione della parità di genere. Sarà una bella sfida. Ciò che infatti abbiamo imparato realizzando questo Bilancio di Sostenibilità è che non siamo perfetti, nessuno lo è. E, soprattutto, il miglioramento è un processo continuo. È una strada da percorrere. E oggi sappiamo di avere ottime basi per proseguire, tutti insieme».

 

Guarda il Bilancio di Sostenibilità >>

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