Empowerment femminile: intervista a Ludovica Busnach

Empowerment femminile: intervista a Ludovica Busnach

Ludovica Busnach

Dottoressa Busnach, sulla base della sua personale esperienza come dirigente INAZ, lo smart working migliora o peggiora la condizione della donna lavoratrice?

Dipende da che cosa intendiamo per smart working, tema attorno al quale in INAZ abbiamo discusso a lungo e continuiamo a discutere con l’intento di offrire alle aziende i migliori strumenti per gestire questa nuova realtà. Per esempio, l’associazione Fuori Quota, di cui faccio parte, proprio per sgomberare il campo da ogni possibile equivoco, ha scelto di definire che cosa NON è lo smart working o, per meglio dire, il lavoro agile, piantando tre paletti: 1. il lavoro agile non è il lavorare da casa, come siamo stati costretti a fare durante la pandemia; utile, anzi utilissimo per superare l’emergenza, il lavorare da casa, infatti, ha presto rivelato i suoi lati oscuri: per esempio, la difficoltà che si incontra a vivere una routine professionale ripetitiva confinati nella solitudine della propria abitazione; 2. il lavoro agile non è nemmeno una tecnica manageriale, applicabile solo in certi ambiti, presumibilmente grandi aziende multinazionali già capaci di innovare il loro modo di lavorare; 3. il lavoro agile, infine, non è uno strumento di conciliazione per donne; ovvero non è una concessione che viene fatta alle donne per permettere loro di occuparsi del lavoro di cura, più di quanto stiano già facendo.

Che cos’è l’associazione Fuori Quota e perché ha deciso di farne parte?

Fuori Quota è un organismo no profit. Raccoglie donne board member e donne in posizione apicale di imprese e istituzioni che si impegnano in azioni proattive per l’empowerment del talento femminile e il superamento dell’iniqua disparità di genere. Nell’estate del 2020 ricevetti una telefonata di Maurizia Iachino, grande esperta di corporate governance, fondatrice e presidente di Fuori Quota, che mi chiese di partecipare ad un tavolo di lavoro sullo smart working. A quel tempo era un tema caldo di dibattito nelle aziende appena uscite dal primo lockdown. E, quindi, decisi di accettare. Grazie alla mia esperienza in INAZ e all’osservatorio privilegiato sulle imprese che INAZ rappresenta, infatti, ero certa di poter fornire una testimonianza preziosa sulle tendenze e i nuovi modelli di organizzazione del lavoro che si stavano configurando. Perché INAZ, da sempre vicina ai clienti nella digitalizzazione dei processi HR, stava uscendo con diverse soluzioni tecnologiche a supporto del lavoro agile: le APP di prenotazione delle scrivanie; i terminali di rilevazione della temperatura; i sistemi di gestione delle presenze in modalità remota; e gli strumenti di comunicazione integrata tra dipendente e azienda. Sono stata felice di portare il contributo dell’azienda e mio personale a quel tavolo.

Lei ha partecipato nei giorni scorsi a un incontro di Fuori Quota sull’empowerment femminile: quali sono stati i punti chiave della discussione?

L’incontro, dal titolo Empowerment femminile: un obiettivo non solo di crescita, ma anche di sviluppo economico, promosso dalla senatrice Valeria Fedeli, che, con i ministri Elena Bonetti e Andrea Orlando, ci ha ospitato nella Sala Capitolare del Senato, è stato molto costruttivo e pieno di spunti interessanti. Ne sono uscita entusiasta. Abbiamo convenuto che il lavoro agile evoluto, sia per le aziende pubbliche sia per quelle private, è una grande occasione per un ripensamento profondo del paradigma lavorativo tradizionale. Porta con sé, infatti, maggiore produttività, efficacia, benessere e – perché no? – felicità. E proprio la felicità, dalle evidenze empiriche che ogni giorno tocchiamo con mano, appare come uno dei benefit più nobili. Il dibattito è stato arricchito dall’intervento dei ministri, che hanno condiviso la proposta Fuori Quota di empowerment femminile, ovvero di rafforzamento della presenza delle donne nel mondo del lavoro come spinta di crescita sociale e sviluppo economico. Tra le tante proposte emerse mi piace sottolinearne soprattutto due: la riduzione delle tipologie contrattuali per mettere un argine al lavoro precario; e il tema della stabilità dell’occupazione e della parità salariale.

Parliamo di INAZ in un’ottica Fuori Quota: quali passi sono stati fatti e quali, invece, sono ancora da compiere per valorizzare i talenti femminili?

La nuova legge sulla parità salariale proposta del ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, va proprio nella direzione di valorizzare i talenti femminili. Introduce, infatti, la possibilità per le imprese di accedere a sgravi fiscali presentando una reportistica su indicatori specifici che attestano la parità di genere all’interno delle organizzazioni. Fuori Quota ha avanzato, inoltre, la proposta di ampliare i congedi di paternità e i congedi parentali paritetici, ovvero il ribilanciamento dell’accesso ai congedi parentali nell’ottica di riequilibrio, in termini di mensilità, tra uomo e donna. Sono necessari anche investimenti in infrastrutture e politiche di welfare.

Se dovesse dare tre consigli a una ragazza che si avvicina per la prima volta al mondo del lavoro, che cosa le direbbe?

Di credere in sé stessa più di quanto ci credano gli altri. Di pensare con la propria testa, liberandosi di vincoli e restrizioni socio-culturali. Di fare la differenza, portando un pensiero nuovo e autentico, senza avere paura di sbagliare. E, infine, di affrontare il mondo del lavoro – che è ancora fortemente connotato da tratti maschili – senza perdere il lato femminile che ci contraddistingue. Le donne, infatti, sono capaci di portare un vento fresco. Che fa la differenza!

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