Il curriculum cambia volto

Il curriculum cambia volto

Tra reclutamento e job posting, ecco come oggi le aziende gestiscono la selezione del personale

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Intervista a Mario Cappelli Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Inaz

Il curriculum ha mille vite. Ormai da qualche anno la carta è stata archiviata a favore del formato esclusivamente digitale, più semplice da memorizzare e gestire per le aziende, ma oggi le cose stanno evolvendo ancora, con un unico obiettivo: scremare e fare ricerche sempre più mirate. Mario Cappelli, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Inaz, spiega come si svolge il lavoro nelle aziende che utilizzano strumenti avanzati, come HR Inaz e il suo modulo Selezione, per ricercare e valutare i candidati.

L’IT e il web stanno cambiando il modo in cui le aziende gestiscono il processo di selezione del personale. Il curriculum vitae rimane il biglietto da visita principale di ogni candidato?

«Il CV rimane lo strumento principale con cui ci si presenta a un’azienda autocandidandosi o rispondendo a una specifica ricerca di personale, ma occorre tenersi al passo con i tempi. Per prima cosa, bisogna tenere presente che valutare decine di curriculum è un lavoro lungo e impegnativo, e che le aziende sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni per trovare velocemente la persona giusta per la posizione giusta. In quest’ottica, il classico curriculum in formato “europeo”, l’Europass, comincia a essere superato. È vero che, da molti anni, è uno dei formati più utilizzati perché, con le sue sezioni molto rigide, è perfetto per essere inserito nei database e analizzato dai programmi informatici a cui le aziende, soprattutto se di grandi dimensioni, si affidano per automatizzare alcune fasi della selezione. Ma comincia a mostrare dei difetti: è lungo e spersonalizzante, e inoltre contiene le stesse informazioni, a volte troppe, per tutti i candidati, che così finiscono per non distinguersi. Proprio per questo, oggi sempre più aziende tendono a fare ricerche mirate orientando i candidati alla compilazione dei campi che interessano veramente ai fini della posizione che occorre ricoprire: Inaz utilizza per le proprie ricerche del personale, e propone alle aziende clienti attraverso il gestionale HR Inaz, un sistema che integra comunicazione web delle posizioni aperte, sia sul sito istituzionale che sul portale accessibile ai dipendenti, e il software usato dall’ufficio del personale. Così si orientano i potenziali candidati a inserire solo le informazioni utili ai fini della selezione e le ricerche, condotte secondo i vari parametri desiderati, sono più semplici e veloci. L’obiettivo di chi gestisce il personale è sempre quello di abbinare la persona giusta alla posizione giusta».

In questo contesto qual è, quindi, la chiave per farsi notare dal selezionatore?

«Occorre far emergere le caratteristiche che l’azienda sta cercando veramente, sia in termini di conoscenze e competenze, sia di soft skill che rischiano di passare in secondo piano rispetto all’elenco dei titoli di studio e delle esperienze lavorative, e che invece sono fondamentali. Perciò il primo consiglio è quello di informarsi bene sull’azienda e sul posto per cui ci si sta candidando, in modo da personalizzare la comunicazione, e, se si utilizzano per il CV dei formati pre-impostati, puntare sulla lettera di presentazione per spiegare meglio all’azienda chi si è e perché si pensa di essere adatti alla posizione per cui ci si propone».

Quali sono le cose più importanti nella compilazione del curriculum?

«Per prima cosa, selezionare le informazioni che possono interessare alla specifica azienda: si capisce subito se il candidato ha mandato lo stesso curriculum a decine di aziende diverse, e questo induce a scartare. Il curriculum non dev’essere più lungo di una o due pagine ed è controproducente infarcirlo di dettagli che nulla c’entrano con l’azienda o la posizione per cui ci si candida. Solo chi sta cercando il primo lavoro può inserire tutte le esperienze fatte durante gli studi, dagli stage, ai corsi, alle esperienze all’estero; per gli altri è inutile e ridondante, contano solo le esperienze più significative. Il secondo consiglio è quello di descrivere sinteticamente i compiti e le mansioni svolte, facendo capire che si sa collaborare, lavorare in team, adattarsi alla posizione assegnata. Il terzo e quarto consiglio sembrano scontati, ma purtroppo la mia esperienza mi dice che non è così, perciò li sottolineo: curare la grammatica e non barare. Il più piccolo refuso è come una macchia sul vestito, si verrà ricordati per quello. E mentire sul proprio curriculum è una pessima idea, perché si viene sempre scoperti».

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